Road To Eytc & Etc 2018 – Anno 2015: Mondiali di Kaohsiung
5 Luglio 2018

Penultimo appuntamento con il nostro “Road To Eytc & Etc 2018”: Mondiali di Kaohsiung 2015 con Elio Kovi e Andrea Zonca.
Allenatori:
Francesco Desii e Andrea Fergnani
Giocatori:
Mattia Arveda, Fabrizio Caprani, Stefano Checchi, Emanuele Coppola, Andrea Franceschetti, Filippo Gilli, Pietro Giuliani, Elio Kovi, Antonio Notarangelo, Andrea Volontè, Giacomo Zinetti, Andrea Zonca
1. Raccontaci in breve l’evento: quali erano le squadre più temute e quelle con cui non vedevi l’ora di giocare, quale era l’obiettivo della rappresentativa italiana e quale il tuo obiettivo personale
Andrea Zonca:
Sicuramente facevano paura le asiatiche, un po’ per la mancanza di alcune big europee e un po’ perché non si ha la possibilità di affrontarle in altri eventi. Inoltre hanno un gioco totalmente diverso da quello occidentale. Il nostro obiettivo era onestamente arrivare sul podio, il terzo sarebbe stato il traguardo più probabile e il secondo solo con un calendario favorevole e un eventuale prestazione leggendaria con Singapore. Io non avevo particolari obiettivi, in quell’evento per me contava tantissimo anche solo esserci, oltre a essere stata una sorpresa.
Elio Kovi:
I mondiali del 2015 si sono svolti a Kaohsiung, dunque gran parte delle squadre partecipanti erano asiatiche ma le più temute e, quindi, quelle con cui non vedevo l’ora di giocare erano Singapore e ovviamente Taiwan.
L’obiettivo della nazionale di quell’anno, gestita da Andrea Fergnani e Fracnesco Desii, era quello di cercare di arrivare il più in alto possibile a livello di classifica ma, allo stesso tempo, cercare di creare un gruppo affiatato.
Il mio obiettivo personale era quello di cercare di imparare il più possibile sia a livello tecnico che di visione di gioco dai miei compagni di squadra, molti dei quali avevano anni e anni di esperienza in eventi internazionali, e dai giocatori delle altre squadre partecipanti, per poi mettere tutto in pratica nel mio club di appartenenza.
Quale è stata la strada che ha portato alla tua convocazione?
Elio Kovi:
Fino a quel momento avevo sempre giocato in serie B con Caronno (tranne il primo anno in cui ci siamo iscritti, quando esisteva solo la serie A :D) che negli ultimi 3 anni era sempre riuscita ad arrivare ai Play-off per poi vincerli nel 2015 a Caserta. Credo che ciò che mi abbia permesso di essere stato “scoperto” sia stata appunto la costante presenza della mia ex-squadra “Caronno Sharks” ai Play-off di serie B, eventi che sono molto utili per i giocatori poco conosciuti per farsi notare in campo e per stringere qualche amicizia in più.
Andrea Zonca:
Sono stato convocato nella nazionale “vera” per la prima volta proprio in quella stagione, credo a ottobre 2014. L’appuntamento seguente era Ginevra, dove credo di aver fatto un ottimo torneo e di essermi conquistato così la convocazione per il mondiale. Come ho detto prima è stata una sorpresa, data la mia breve esperienza a quei livelli pensavo di non avere alcuna possibilità, invece una sera ho ricevuto la chiamata da Deso e pochi giorni dopo la mail ufficiale. Mi ricordo ancora bene quel momento perché per me ha significato tanto.
Come era il rapporto con gli allenatori e con i ragazzi che hanno condiviso con te l’esperienza durante la preparazione per l’evento?
Andrea Zonca:
Bellissimo. Credevo di fare un po’ di fatica all’inizio perché venivo da una squadra non di prima fascia e non ero nel giro della nazionale come praticamente tutti gli altri, invece mi sono trovato benissimo da subito.
Elio Kovi:
Quell’anno ero l’unico giocatore di serie B e, essendo anche il più giovane, conoscevo poco gli altri ragazzi madevo dire che sono riuscito ad integrarmi abbastanza bene, grazie anche agli allenatori Fergy e Deso che sono riusciti a fare un grande lavoro a riguardo.
Quale è stata la partita che ti è rimasta in assoluto più impressa? Raccontacela!
Elio Kovi:
La partita che più mi rimasta impressa è stata la finale terzo-quarto posto con la Malaysia
Era una partita importante con una squadra che in girone si era rivelata essere molto più forte di quello che ci aspettavamo.
Fino a metà secondo tempo infatti è stata una partita punto a punto (io ero partito in panchina) e nessuna delle due squadre riusciva ad avere la meglio. Fergy allora mi incoraggiò e mi fece entrare, cosa da me inaspettata in quanto pensavo che, data l’importanza e la tensione della partita, avrebbero giocato solo i più esperti e abituati. Una volta entrato riuscii a dare il meglio di me e alla fine riuscimmo a vincere la partita portandoci a casa il terzo posto ai mondiali.
Andrea Zonca:
Direi la semifinale con Singapore, in negativo. Non avevo mai giocato con un tchoukball di questo tipo, totalmente diverso dal nostro. Ho giocato solo il primo tempo e ricordo di non averci capito niente, non vedevo nemmeno i palloni passarmi di fianco. Ci hanno proprio piallato.
Ti ricordi un aneddoto divertente di quel mondiale?
Andrea Zonca:
Uno in particolare no, ma era il periodo del livello di stupidità di Arveda (che tra l’altro in verità è un giocatoe di grande umiltà e che in squadra mi porterei sempre), di Franceschetti che ci metteva il triplo degli altri per fare qualsiasi cosa, dei mille video con Izio e boh tante altre stupidaggini. Voglio però prendere questo spazio per ricordare e ringraziare la mamma di Yuan che ci ha aiutato tantissimo in questo viaggio dandoci davvero qualsiasi cosa. Grazie Davvero.
Elio Kovi:
Mi ricordo che il Sabato siamo rimasti tutti in Hotel a causa del tifone che era stato previsto per quei giorni e la gente che ci seguiva dall’Italia era abbastanza preoccupata. Abbiamo quindi decido di fare uno scherzo tramite il gruppo Whatsapp che era stato creato per gli aggiornamento sui risultati dei mondiali: abbiamo scritto in modo molto serio che la situazione meteorologica si stava aggravando e che, ad un certo punto, si era verificato un black.out dopo il quale avevamo perso il contatto con alcuni dei nostri. Le persone che ci seguivano, preoccupate per noi, iniziaono quindi a farci domande in modo insistente fino a quando abbiamo mandato un video in cui rivelavamo lo scherzo: non possiamo negare di aver ricevuto insulti in seguito.
Cosa ha significato per te far parte della nazionale italiana? Cosa credi ti abbia lasciato questa esperienza?
Elio Kovi:
Far parte dei migliori giocatori in Italia è stato per me un grande onore, è stata un’esperienza indimenticabile che mi ha fatto crescere tantissimo come giocatore, in quanto ho avuto la possibilità allenarmi e giocare con compagni di grande esperienza, e, soprattutto, come persona.
Andrea Zonca:
Io sono molto sincero, per me far parte della nazionale italiana è gran parte del motivo per cui gioco ancora. Sono ambizioso, voglio raggiungere il massimo che posso nello sport, e per me arrivare e restare nella nazionale italiana è l’obiettivo che mi ha sempre spinto a migliorare. So che la carta del tchoukball dice che lo sport non deve avere come obiettivo la gratificazione personale, ma nel mio caso non è questo, ma è la voglia di dare tutto quello che posso e arrivare al mio limite. Penso sia questa una delle cose belle di ogni pratica sportiva. Mi dilungo un po’, ma voglio ricordare un aneddoto che mi aveva colpito davvero tanto. Prima di una partita stavo parlando con Francesco Zambello del più e del meno e mi sento dire: “Zonk ormai noi siamo vecchi, non miglioriamo più”. Non mi ricordo il contesto, sono sicuro che fosse una frase detta così a cuor leggero, quasi una frase fatta, ma mi ha spaccato due. Da lì mi sono messo in testa di dimostrare che non era così, e pochi mesi dopo sono stato convocato in nazionale. Sembra una storia da libro Cuore ma è andata proprio così. Quel mondiale mi ha lasciato tanta esperienza, così come tutti gli eventi successivi. Credo di essere un giocatore molto migliore ora grazie a tutte quelle partite di alto livello giocate.
Quale parola useresti per descrivere la tua esperienza e perché?
Andrea Zonca:
Iniziazione. Come ho scritto sopra è stato l’inizio di un’altra carriera (non so che altra parola usare) e mi sento un giocatore e una persona molto diversa.
Elio Kovi:
Crescita personale. Quest’esperienza mi è servita per crescere sì, come giocatore, ma soprattutto come persona: stare in compagnia di ragazzi che vengono da tutte le parti del mondo e condividere con loro una passione comune è sicuramente la cosa che più in assoluto ho apprezzato dei mondiali del 2015.
Quale pensi fosse (o sia) lo scopo della nazionale in uno sport minore come il Tchoukball?
Elio Kovi:
Lo scopo della nazionale di Tchoukball è, secondo me, quello di dare una possibilità a tutti di prenderne parte, per lo meno agli allenamenti, per cercare di creare un gruppo sempre più unito di ragazzi e ragazze che condividono lo stesso sport. Lo scopo più importante però è, a mio avviso, quello di far crescere gli individui come giocatori e, come persone, tramite i valori che il Tchoukball dovrebbe portare e che forse negli ultimi anni si sono persi, in modo tale che ognuno di loro vada poi a diffondere ciò che ha imparato nel proprio club di appartenenza.
L’obiettivo primario di una nazionale del genere non dovrebbe essere quindi quello di vincere ma, piuttosto, contribure a migliorare il livello personale di ogni giocatore.
Andrea Zonca:
Anche qui forse sarò controcorrente ma sono convinto che la nazionale sia il modo più efficace per fare diffusione, non dico facile ma efficace. Io ricordo che quando ho iniziato a giocare passavo un sacco di tempo a vedermi i video su Youtube di qualche evento passato o presente (lo faccio ancora) perchè un “babbano” è attratto dalla massima espressione di una disciplina, soprattutto in uno sport non immediato come il tchoukball. Ho fatto anche io diverse dimostrazioni in scuole o eventi di vario tipo ma vedo sempre una certa insoddisfazione in chi prova a fare qualche esercizio o partitella. Quando invece si riesce a fare una dimostrazione sera dal vivo o un video di qualche spezzone di partita o qualche video montato ad hoc vedo sempre attrazione, curiosità e voglia di emulare. E’ così che ho iniziato, cercando di emulare quello che vedevo (e vedo) per raggiungere quanto di bello si riesce a fare giocando a Tchoukball. Cosa c’è di meglio di una nazionale per questo? E’ una cosa che ho sempre pensato anche quando non ne facevo parte e, oggi, sento la responsabilità di dare per quel che posso ciò che io ho cercato di rubare in passato.