Road To Eytc & Etc 2018 – Anno 2008: Europeo di Usti
16 Maggio 2018
Quarto appuntamento con la storia della nazionale italiana di tchoukball: facciamo tappa ad Usti nad Labem, per l’Europeo del 2008.
L’Italia era presente con 4 rappresentative: Senior Maschile, di cui ci parlerà Emanuele Tramacere, Senior Femminile, il cui racconto è affidato a Sofia Stempfel, M18 maschile, per la quale ha risposto alle nostre domande Stefano Basilico, e M18 femminile.
Senior Maschile:
Allenatrice: Sabrina Basilico
Giocatori: Alessandro Aceti, Andrea Fergnani, Andrea Lanza, Diego Carugati, Emanuele Tramacere, Gabriele Gelso, Giacomo Zinetti, Giorgio Zinetti, Marco Fergnani, Simone Garbelli, Stefano Barabani, Stefano Cattaneo
Senior Femminile:
Allentore: Giacomo Zinetti
Vice-allentore: Andrea Fergnani
Fisioterapista: Andrea Lanza
Giocatrici: Caterina Rizzoni, Chiara Ravani, Francesca Castelli, Giulia Pessino, Irene Fergnani, Laura Rebosio, Maria Negrisolo, Michela Corbella, Sabrina Basilico, Simona Merlone, Sofia Stempfel
M18 Maschile:
Allenatori: Giorgio Zinetti e Francesca Castelli
Giocatori: Alberto Viarengo, Emanuele Coppola, Enrico Guiraud, Enrico Lolli, Federico Cima, Filippo Gilli, Francesco Bernardelli, Giovanni Montanari, Luca Matteucci, Roberto Castaldelli, Stefano Basilico, Stefano Zaffaroni
Raccontaci in breve l’evento: quali erano le squadre più temute e quelle con cui non vedevi l’ora di giocare, quale era l’obiettivo della rappresentativa italiana e quale il tuo obiettivo personale.
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
L’Europeo di Usti fu il primo grande evento del nuovo corso della Nazionale Italiana. Dico nuovo corso perché la Nazionale in realtà è sempre esistita come selezione, ma quella di Usti è stato il primo evento internazionale successivo alla formazione del campionato, di fatto la prima grande svolta per il nostro movimento. L’evento è stato forse unico nel suo genere poiché pur trattandosi di un Europeo, fu ammessa anche la nazionale Canadese. Allora la notizia non ci toccò particolarmente, a posteriori in realtà fu la grande beffa per tutti noi. 10 anni fa le nazionali più temibili erano sicuramente la Svizzera e l’Inghilterra e se le amichevoli e i tornei oltralpe ci avevano fatto conoscere lo stile di gioco elvetico, in pochi avevano potuto affrontare inglesi e soprattutto canadesi. Non ci siamo mai dati un vero obiettivo, volevamo semplicemente capire a che punto l’Italia era arrivata. Io ho sempre puntato in alto (credo sia il sale dello sport) e il mio obiettivo era capire se fossi arrivato o meno al livello delle migliori ali destre d’Europa.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
L’Europeo di Usti è stato il primo banco di prova di una giovanissima nazionale femminile, nata pochi mesi prima. Si sapeva che avremmo sicuramente dovuto affrontare Svizzera ed Inghilterra, squadre già consolidate e di grande esperienza. A sorprenderci però fu il Canada che, avrebbe dovuto giocarsi la qualifica per il mondiale in un altro evento, se non ricordo male, in Brasile.
Credo che gli obiettivi principali della squadra femminile a quel tempo fossero principalmente due: testare una formazione neonata e difendersi dalle favorite nel miglior modo possibile.
Stefano Basilico, M18:
Era un torneo abbastanza piccolo formato solo da 4 squadre. Noi partivamo con buoni presupposti ma sicuramente non eravamo i favoriti, l’assoluta favorita a vincere il torneo era la Svizzera. Non si erano prefissati obiettivi particolari c’era solo tanta voglia di divertirsi e di misurarsi con squadre di alto livello. Personalmente non vedevo l’ora di giocare con la Svizzera e con la Gran Bretagna e di migliorarmi dal punto di vista del gioco.
Quale è stata la strada che ha portato alla tua convocazione?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
Fin da quando ho iniziato ho sempre cercato di migliorare me stesso e il gioco. Facevo parte dei Saronno Castor campioni d’Italia ed ero uno dei migliori nel mio ruolo. La Nazionale dovrebbe essere composta dai migliori no?
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
Dieci anni fa le ragazze che giocavano a tchoukball non era molte. In un primo tempo, la scrematura fu minima, dopo un allenamento fatto a Saronno si arrivò ad un gruppo meno numeroso e con l’imminente Europeo le rose vennero stabilite. Io non venni convocata.
Quando Daniela Trambaiolli rinunciò, io venni ripescata! A quel punto il mio obiettivo personale divenne quello di dare il massimo, dimostrare che un cambio (per me fortunato) potesse rivelarsi positivo per la squadra.
Stefano Basilico, M18:
La convocazione è arrivata in modo abbastanza fortunoso (ahah). Ai tempi facevo il centrale di centro ed ero stato preso per gli allenamenti in preparazione all’evento. Quando però si doveva fare la scelta finale eravamo in due per un posto e presero Marco Gai di Asti (che ora non gioca più) al posto mio. Lui però rifiutò l’opportunità e quindi poi ci andai io.
Come era il rapporto con gli allenatori e con i ragazzi che hanno condiviso con te l’esperienza durante la preparazione per l’evento?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
All’epoca ancora non erano nate le divisioni accese che sono sorte con il passare degli anni frutto, come normale che sia, dal fatto che più un movimento cresce e più le distanze diventano difficili da colmare. C’era ancora l’entusiasmo positivo dell’aver creato qualcosa di nuovo e non era ancora subentrata la fase del “quello che faccio io è meglio di quello che fai tu” da cui l’intero movimento sta forse iniziando ad uscire ora. Il rapporto con allenatori e compagni era ottimo, ovviamente con qualcuno c’era più sintonia al di fuori dal campo, ma in campo, almeno da parte mia, l’obiettivo condiviso è sempre venuto prima di tutto.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
Ricordo il periodo di preparazione e quell’Europeo con infinito affetto… è stata un’esperienza significativa e divertente sotto tanti punti di vista. Io vengo dalla danza classica, sono cresciuta circondata da sole femmine e tutt’ora e così…nel mio mondo anche quando si fa “squadra” la competizione è tangibile e i meccanismi di invidia si innescano di continuo. Con le Fiorelline (non chiedermi quando è stato coniato questo nome!), fu diverso. Ricordo il sostegno costante, l’incoraggiamento, l’unione, la condivisione di “gioie e dolori”, il vero gioco di squadra, dentro e fuori dal campo. Avere Giko, Andrea e Fergi come allenatori fu stimolante: presero l’incarico con molta serietà ed impegno: potenziamento, esercizi nuovi, mirati e attenzione sulla preparazione di ogni giocatrice; ma non fu facile avere a che fare con un gruppo di ragazze, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Stefano Basilico, M18:
Il rapporto all’interno di quel gruppo era assolutamente fantastico. Vivevamo praticamente insieme tutto il giorno durante l’evento ed è stata la base per l’inizio di amicizie durature non solo tra i componenti dello stesso club ma anche con gli altri. Infatti negli anni successivi molto spesso per i tornei a ferrara o asti si veniva ospitati da persone che facevano parte di quella nazionale. Gli allenatori li conoscevo già bene dato che erano Francesca Castelli e Giorgio Zinetti miei compagni di allenamenti nel Saronno.
Quale è stata la partita che ti è rimasta in assoluto più impressa? Raccontacela!
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
Sarebbe facile raccontare della vittoria, la prima in assoluto dell’Italia contro la Svizzera che allora, se non ricordo male, era campione del Mondo in carica. Ma quella partita, sebbene abbia scatenato l’entusiasmo di tutti, gli svizzeri non la giocarono alla pari perché “risparmiarono” alcuni dei giocatori più forti. La partita che più mi è rimasta impressa è stata invece quella contro la Gran Bretagna. Sì perché i ragazzi inglesi avevano tenuto a lungo testa agli svizzeri nel match di apertura e noi, per larghi tratti della gara, siamo stati alla pari se non superiori a loro. Il punteggio finale ci ha penalizzato (e la sconfitta ci ha confermato l’eliminazione dai world games del 2009 a Taiwan), ma è stata la certezza assoluta che il nostro livello era ad un punto di svolta.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
Io ricordo bene la partita con la nazionale inglese. Erano dei “donnoni” forti e agguerriti, particolarmente aggressivi nel gioco…e rumorose! Alla fine di quella partita combattuta punto a punto, che perdemmo, ci fu nello spogliatoio un pianto collettivo. Tutte in cerchio per sfogarsi di un match che avevamo giocato benissimo e che per un soffio ci era costato la qualifica ai mondiali.
Stefano Basilico, M18:
La finale con la Svizzera. Persa di 3 punti se non ricordo male. Tenemmo fino alla fine il risultato in bilico con una squadra più attrezzata di noi e che si allenava da più tempo insieme. Solo nel finale ebbero una spinta in più e perdemmo di poco. Mi ricordo che tutti gli svizzeri ci fecero i complimenti per la prestazione in finale e per come avevamo giocato il torneo. Molti di noi piangevano perchè volevano che quell’esperienza finisse in modo diverso con una vittoria, e perchè sapevano che quel gruppo non avrebbe mai più giocato assieme. Mi ricordo l’incitamento finale di Filippo Gilli che disse che non c’era bisogno di piangere perchè quello era solo il punto d’inizio di una nazionale maggiore che sarebbe diventata fortissima. Cosa che poi accadde anche grazie ad alcuni elementi di quella U18.
Ti ricordi un aneddoto divertente di quell’europeo?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
La birra in Repubblica Ceca costa poco, pochissimo, e gli aneddoti più divertenti dell’esperienza a Usti nad Labem, una città letteralmente dormitorio dove la vita scarseggia, risiedono tutti nei litri di birra bevuti e offerti dalla Bina, nell’unico pub che c’era in zona. Aneddoto negativo? Il cibo, terribile, a ore del giorno improponibili per chiunque tranne che per loro. Ah il viaggio fu in pullman, con la gente che pur di dormire si stendeva per terra fra un sedile e l’altro. Io ero uno di quelli.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
Aneddoti divertenti? sono quelli che ricordo meglio e sono tantissimi! Con Maria avevamo inventato una serie di cori per sostenere i nostri connazionali, rime e ritmi che alla fine avevano coinvolto anche i giocatori delle altre squadre…
Ricordo che alla fine di partite più rilassate come quelle con la nazionale Ceca o Polacca avevamo fatto un freeze a fine partita (al fischio di conclusione eravamo rimaste tutte immobili per una decina di secondi)…
Gran parte delle ragazze ceche erano decisamente”fashion”: giocavano con le unghie finte e a fine partita c’era la raccolta dei caduti!
Cosa ha significato per te far parte della nazionale italiana? Cosa credi ti abbia lasciato questa esperienza?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
Aver fatto parte di quella Nazionale è stato un onore, così come lo è stato per tutte le esperienze successive. Rappresentare un paese intero all’estero è qualcosa che ti riempie, ti fa crescere, ti dà l’occasione di apprendere da altre culture e portare questo bagaglio di esperienze nel tuo paese. Quell’Europeo mi ha lasciato la convinzione di poter portare l’Italia ai vertici del tchoukball mondiale. Direi che dopo aver sfiorato io la medaglia d’oro più volte, il movimento intero è pronto per dimostrarlo.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
Rappresentare la propria Nazione è un’emozione forte e profonda, ti fa sentire parte di qualcosa di più grande e ti investe di responsabilità. Devo ammettere però che in quell’occasione non me ne sono resa conto a pieno, ci ho ragionato dopo… In quel momento per me era già un evento eccezionale essere parte di una squadra, per di più, molto unita e motivata.
Quale parola useresti per descrivere la tua esperienza e perché?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
Formativa. Da quell’Europeo in poi abbiamo introdotto in Italia tecniche nuove come la difesa a 4, il tagliato prima e il supertagliato poi, lo spin, il back. Tanto del tchoukball che oggi si può ammirare in Italia è merito di ciò che i ragazzi della Nazionale (e dei club che giocano EWC ed ESC) hanno appreso, modificato, sperimentato, migliorato.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
MEMORABILE! L’Europeo di Usti fu l’unica esperienza che feci con la Nazionale. Smisi di giocare poco tempo dopo; decisi di investire tutto sulla Danza. E così è stato per tutti questi anni…quando provo a tornare ad allenarmi non riesco a mantenere l’impegno e, si sa, come tutti gli sport va praticato con costanza e regolarità; oltretutto il tchoukball è in continua evoluzione!
C’è un giocatore di un’altra nazionale con cui hai particolarmente legato?
Stefano Basilico, M18:
Mi ricordo che spesso uscivamo con la nazionale tedesca con cui sperimentavamo il nostro inglese assurdo. Ricordo che fui molto contento che l’altro centrale di centro svizzero (Loic) mi fece i complimenti sia durante che alla fine del torneo per la mia prestazione. Per me era motivo di orgoglio dato che era considerato ai tempi come uno dei migliori giocatori di quel ruolo.
Sei soddisfatto del tuo lavoro e del risultato della tua squadra, soprattutto nelle fasi finali?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
In parte. Aver perso contro il Canada ha pregiudicato la qualificazione ai World Games e quella è una macchia che ancora mi porto con me. Fu una partita strana, poco sportiva, ma giocata male da noi e persa tutto sommato meritatamente. Battere gli svizzeri, invece, ci ha dato un’energia particolare. Il terzo posto finale era un obiettivo ipotizzabile alla vigilia, l’abbiamo centrato, bene così.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
In quell’Europeo ci aspettavamo solo di fare bella figura e di piazzarci bene. Di fatto fu così, anzi, andammo oltre le aspettative per essere una squadra di nuovissima formazione, quindi mi ritengo molto soddisfatta. Poi si può sempre fare meglio! Il bello sta nel superare i propri limiti e nel crescere insieme.
Stefano Basilico, M18:
Ero rimasto molto soddisfatto dell’andamento del torneo e anche come crescita personale. Io fondamentalmente facevo solo passaggi e andavo in seconda linea dato che ero un centrale. Ma grazie a quell’esperienza solo guardando come gli altri tiravano iniziai a capire come farlo in modo efficace. Dal campionato successivo infatti cambiai il ruolo in ala destra che poi è rimasto il mio ruolo effettivo per lungo tempo e che mi ha dato soddisfazioni maggiori.
Quale pensi fosse (o sia) lo scopo della nazionale in uno sport minore come il Tchoukball?
Emanuele Tramacere, Senior Maschile:
Vincere e migliorarsi. Lo sport è competizione, senza competizione praticheremmo soltanto un’attività atletica. La Nazionale di allora aveva come obiettivo quello di vedere a che punto il progresso del nostro movimento era arrivato. La Nazionale di oggi deve invece essere la guida del nostro movimento, deve rappresentare nel mondo il meglio che l’Italia può offrire. Ci sono state nazionali in passato che per scelte personali non avevano evidentemente questo obiettivo. Purtroppo quando si è in pochi, non sempre si può scegliere un elemento valido nei ruoli di rappresentanza, che siano ai vertici dirigenziali o in panchina.
Sofia Stempfel, Senior Femminile:
Non mi sono mai posta questa domanda perchè penso che gli sport minori abbiano la stessa validità e la stessa funzione di tutti gli altri. Per ogni singolo atleta, giocare in Nazionale può essere una motivazione, un traguardo da raggiungere, il desiderio di contribuire a qualcosa che va oltre la propria realizzazione personale. Dunque la Nazionale è uno stimolo a migliorarsi, a dare il massimo e questi motivi, per me, hanno una valenza etica e formativa importante. Per quanto riguarda il Tchoukball, secondo me, avere una Nazionale significa testimoniare il nostro impegno nella crescita e nella diffusione di questo sport. Ne riconosciamo la particolarità, la bellezza e la complessità, i valori ed i principi. Partecipare a competizioni internazionali con la miglior rappresentanza possibile è fondamentale al fine di uno scambio con le altre Nazioni, il cui risultato è una crescita sotto i più svariati aspetti. Senza tralasciare ovviamente un po’ di sano orgoglio patriotico!